L’epigenetica, come ti cambio il DNA Novembre 12, 2015
Sono settimane che rimugino su questo tema, dicendo a me stessa che devo scrivere un post sull’argomento. Ve la faccio breve: ho comprato il numero di novembre di Elle Italia e mi sono trovata davanti a uno speciale beauty dedicato all’invecchiamento — ovviamente cutaneo, ma non solo.
Il primo pensiero è stato: “Ci avranno messo il mio Siero Viso Antiage?!” Ovviamente no, manco sanno che esisto, ma vabbé…
Leggo le prime tre righe dell’articolo e mi trovo davanti un termine che — lo ammetto — non avevo mai sentito prima: Epigenetica. Cito dal testo: “quella branca della genetica che studia i cambiamenti del nostro corpo non attribuibili al DNA”.
L’articolo in pratica è un’intervista al prof. Franco Berrino, che ha tenuto qualche mese fa una conferenza all’Istituto dei Tumori di Milano, dal titolo “Il cibo, la genetica e il Karma”. A me già il fatto che in una conferenza scientifica infilino il Karma m’intriga, perciò ho googlato e ho trovato il video della conferenza completa (ecco il link, vi consiglio di iniziare dal minuto 8:30).
Cerco di semplificare i concetti il più possibile, perdonatemi se banalizzo, questo è quello che ho capito io e i virgolettati che trovate sono parole di Berrino:
- Solo il 2–3% del nostro DNA è quello che gli esperti chiamano strutturato. Contiene quelle catene di molecole che danno istruzioni al corpo per fabbricare proteine ed è il DNA che viene studiato per capire se svilupperemo o no una determinata patologia. Per dire: la Jolie ha, in questo 2–3% di DNA, il gene del tumore al seno e quello del tumore alle ovaie. Da qui la sua decisione di rimuovere chirurgicamente gli organi — Le tette sono organi? Non lo so, ma avete capito — che avrebbero potuto ammalarsi.
- Il restante 97% ha una funzione chiave che gli scienziati stanno scoprendo solo ora: contiene “migliaia di interruttori che possono accendere o spegnere l’azione dei geni”. Berrino dice che questo DNA ci restituisce il libero arbitrio, perché a pigiare quegli interruttori siamo noi: “Possiamo fare in modo che le istruzioni ricevute in eredità vengano lette ed eseguite, oppure no”.
Sempre secondo Berrino, gli strumenti per agire sul DNA non strutturato sono tre: alimentazione, attività fisica e meditazione.
- Alimentazione: alcuni alimenti sono più favorevoli di altri perché contengono principi nutritivi che influenzano positivamente il nostro corpo. La soia (genisteina), la curcuma (curcumina), i cavoli (sulforafano), l’uva rossa (resveratrolo), i frutti rossi (antocianine). Da evitare farine e zuccheri raffinati, così come “le proteine animali perché favoriscono sovrappeso e fenomeni di infiammazione latente che, oltre ad accelerare l’invecchiamento, fanno impennare i fattori di crescita associati allo sviluppo del cancro”. Vi sento protestare, mangiacarne! Lo dice Berrino, mica io.
- Attività fisica: Fare movimento mantiene in salute e questo credo lo sapesse pure mia nonna, ma pare che alcuni tipi di attività fisica siano più efficaci di altri. Lo Yoga Iyengar ad esempio “dopo 12 settimane riduce l’attività del gene dell’infiammazione”.
- Meditazione: oggi, grazie alla tecnologia, è possibile dimostrare che la meditazione agisce a livello genetico. “Oltre a ridurre l’infiammazione, abbassa i livelli dell’insulina nel sangue, placa i disturbi del sonno spingendo l’ipofisi a produrre più melatonina, allenta lo stress e induce serenità”
Ora, mi piacerebbe ragionare un po’ con voi: che mangiare sano, fare un po’ di movimento e non stressarsi siano fondamentali per stare bene si sapeva. Quello che mi entusiasma è che siano concetti accettati e studiati dalla ricerca scientifica!
L’idea di poter intervenire con il nostro stile di vita sulla sequenza del DNA è meravigliosa — ok, io sono una maniaca del controllo quindi forse mi emoziono più del dovuto e sì, sarebbe bello poter intervenire pure sul gene dei capelli biondi e lisci, su quello degli occhi azzurri e su quello del 1.80 di altezza, ma ci accontentiamo no?!
Significa essere padrone del proprio destino, o almeno dargli una mano!
Mi riprometto di approfondire l’argomento, cercando altre fonti attendibili sull’epigenetica, ma nel frattempo volevo condividere con voi e sapere cosa ne pensate: possiamo davvero decidere noi il nostro destino?
P.S. Questo è un estratto della mia Newsletter settimanale, che arriva tutti i lunedì. Se ti è piaciuto puoi iscriverti qui. Se invece vuoi tornare al mio sito puoi cliccare qui.